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Flipper Zero. Ovvero: siamo certi di essere ancora al sicuro?

Sono le 19 e la sagoma di un uomo sta uscendo da un capannone dove ha lavorato tutto il giorno. Varca la soglia, ma prima di uscire digita su una pulsantiera fissata sullo stipite, un codice numerico necessario a innescare il volumetrico dell’edificio. Pochi rumori bitonali annunciano che l’allarme è inserito e finalmente l’uomo può salire in auto e uscire dal cancello che si chiude dietro le sue spalle. La sua giornata di lavoro è finalmente terminata.”

 

 

Quella appena descritta è una serie di azioni nelle quali c’imbattiamo giornalmente, sia nel nostro lavoro, sia nella nostra vita privata e che sovrappensiero compiamo e viviamo come una fonte di ulteriore sicurezza. Ovvero la sicurezza di erigere una separazione nei confronti del mondo esterno. Noi dentro e gli altri, fra cui i malintenzionati, fuori.

A complicare questo è però sopraggiunto un piccolo dispositivo, o come viene definito dagli esperti di sicurezza, una sorta di ‘coltellino svizzero’, dalle sembianze rassicuranti di un giocattolo o di un Tamagotchi, gioco che spopolava nella nostra penisola sul finire degli anni ‘90, e dal nome altrettanto rassicurante: Flipper Zero, derivante dall’immagine di un delfino che appare sul display retroilluminato.

Lanciato sul mercato dall’azienda Russa Flipper Devices. Flipper Zero sta lentamente ma in maniera pervicace, guadagnando quote di mercato – a oggi si contano più di 5 milioni di euro provenienti dalla sua vendita – rivoluzionando le certezze entro le quali ci muoviamo.

Stiamo parlando di un dispositivo elettronico creato per gli appassionati di hacking e dotato di un design compatto, di una batteria ricaricabile integrata e quindi capace di farlo funzionare per diverse ore senza dover essere collegato a una fonte di alimentazione esterna e soprattutto capace d’interagire con altri dispositivi elettronici, permettendo agli utenti di impiegarlo sia per controllare i loro progetti personali, caricati sulla memoria interna, sia per effettuare attività di hacking su sistemi e dispositivi esterni.

Fra gli usi più comuni di Flipper Zero vi sono:

      • Decodifica dei codici IR (Infra Rossi – nda) per poter ad esempio utilizzare i telecomandi di qualunque tipologia.

        • Lettura e scrittura delle schede RFID (Radio Frequency Identification – trad.: identificazione a radio Frequenza – nda). Dando quindi la possibilità di clonare il controllo accessi di una qualunque attività e luogo.

          • Analisi delle frequenze radio e la creazione di segnali di controllo per dispositivi domestici come televisori e lettori DVD.

            • Connettersi ai dispositivi tramite Wi-Fi, Bluetooth e USB, permettendo agli utenti di accedere e controllare facilmente una vasta gamma di dispositivi.

          In conclusione questo dispositivo dalle sembianze innocue e acquistabile on-line – Amazon ne ha bandito recentemente la vendita o almeno l’ha sottoposta a rigidi controlli – è uno strumento estremamente versatile e capace sia di testare la resistenza dei dispositivi elettronici da attacchi provenienti dall’esterno, ma soprattutto, e grazie a pochi aggiornamenti downloadabili in rete, capace di violare qualunque dispositivo, rendendo sempre meno sicura la nostra vita fatta di cancelli, porte, serrature elettroniche e luoghi nei quali sentirci protetti.

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