Negli ultimi decenni è prassi comune affidare l’acquisto di dispositivi e la manutenzione delle infrastrutture tecnologiche di una società, a realtà esterne all’azienda o almeno affiancare ai reparti IT aziendali dei fornitori esperti cui demandare, in tutto o in parte, la gestione delle nostre reti.
Più di recente, anche a causa dell’imperversare della pandemia COVID e del conseguente arrivo delle professioni che svolgono da remoto il proprio lavoro, fra cui è normale aggiungere i reparti commerciali, le reti aziendali hanno subito un ulteriore processo di frammentazione. Chi lavora da remoto si collega alla rete per mezzo di software o VPN, ovvero reti virtuali private, che vanno a creare connessioni necessarie per trasmettere dati da un punto esterno al perimetro aziendale.
Tutti questi eventi hanno determinato un aumento della superficie di attacco, ovvero l’insieme di vulnerabilità, esposte verso il mondo esterno, sfruttabili da chiunque per introdursi nelle nostre aziende. A tale proposito uno dei dati che maggiormente devono far riflettere chi ha a cuore la propria azienda è che il 43% delle vittime di violazioni sono piccole o medie imprese, ovvero parte preponderante del tessuto economico aziendale della nostra penisola.
Ma per quale motivo di fronte a reti costruite con ogni genere di accorgimento e aggiornate con tutti i crismi del caso, ci si trova comunque alla mercé di intrusioni provenienti dall’esterno?
Chi si occupa del settore IT aziendale, è dotato di un’eccellente comprensione generale dei sistemi informatici e delle prassi di sicurezza, sia perché conosce la rete da lui progettata sia perché conosce i dispositivi che possono avervi accesso. Al tempo stesso un professionista della cybersecurity si concentra esclusivamente sulla protezione dell’infrastruttura, sulla difesa dei dati che ne fanno parte, sulla gestione delle minacce e sull’analisi delle vulnerabilità. Questo richiede una profonda comprensione dei concetti di crittografia, reti, sistemi operativi, applicazioni e protocolli di sicurezza. Quindi mentre alcune competenze acquisite nel settore IT possono essere utili per un esperto di cybersecurity, come la conoscenza delle reti e dei sistemi operativi, è invece necessario un addestramento specifico e una specializzazione nel campo della sicurezza informatica per diventare un esperto di cybersecurity qualificato.
Ma come ovviare quindi ai rischi cui giornalmente siamo esposti?
L’esternalizzazione dei processi di sicurezza, permette alle organizzazioni di avvalersi di professionisti altamente qualificati che dispongono di conoscenze e competenze ‘verticali’. A questo s’aggiunge un abbattimento dei costi rispetto alla creazione di un reparto interno dedicato. Le aziende di sicurezza informatica inoltre sono sempre aggiornate sulle ultime minacce e dispongono di tecnologie all’avanguardia per affrontarle. Inoltre, esternalizzando, un’organizzazione può adattare rapidamente le risorse di sicurezza informatica alle proprie esigenze in termini di dimensioni e complessità. In caso di cambiamenti nel carico di lavoro o di nuove sfide, è possibile regolare facilmente il livello di servizio richiesto.
l’esternalizzazione può quindi offrire vantaggi significativi in termini di competenze, costo, tecnologia e flessibilità, sgravando da un lavoro ulteriore chi è intento a seguire la rete aziendale, fungendo da suo alleato, quale forma di controllo esterna e rappresentando a tutti gli effetti un’assicurazione sulla sua professionalità.